“La salute è il silenzio del corpo”. Questa frase di Carlo Maria Martini fa da sfondo all’approfondimento degli aspetti filosofici, antropologici, sociali e medici della relazione corpo-persona con il quale, ogni giorno, gli operatori della salute si confrontano.
Che senso ha il fatto che siamo esseri con un corpo vivente e pensante? Che cosa ha da dire di nuovo la nostra epoca sul corpo, sulle sue vicende, sulle sue dinamiche? Soltanto valorizzando la persona, senza rinunciare alla prospettiva scientifica, la medicina clinica può passare dal curare la malattia al prendersi cura della persona, ridandole la sua dignità.
Quando nella vita si incontra la malattia si prende maggiormente coscienza del proprio corpo, normalmente “silenzioso”. La sanità – intesa come organizzazione di risorse e competenze finalizzate alla salute delle persone – e la medicina – interpretata come scienza per la salute – si confrontano con l’uomo, con il suo corpo, con le sue malattie, con le sue relazioni, con la sua socialità, con la prossimità di chi gli è accanto. Il malato non può essere consegnato solamente ai medici, affidato esclusivamente alla medicina. Al malato è necessaria un’interpretazione del suo stato di paziente e la medicina da sola non può dargliela.
La medicina si preoccupa di come curare il male, di come mettere dei rappezzi alla salute, di come rimandare la morte: ma non offre alla persona lo spazio in cui elaborare il significato della malattia. Ecco perché è urgente “ri-umanizzare” la cura e l’assistenza dei malati, pur in una società dai rapporti più articolati e meno immediati. Infatti, non si tratta di porsi di fronte al malato con la mentalità di chi, con l’ausilio della sua altissima e lodevole specializzazione, cerca di intervenire su una specie di meccanismo senza anima e senza volto.
Piuttosto, si tratta di mettere in risalto che dietro a ogni malattia con la quale si viene a contatto, e che si deve cercare di curare nel modo più opportuno, più aggiornato e più efficace, sta sempre una persona con la quale entrare in rapporto. Per far sì che le strutture sanitarie diventino un autentico luogo di cura i medici ed il personale sanitario devono diventare anche “esperti di umanità”, accogliere, relazionarsi, empatizzare. E questo vale, in senso etico, filosofico ed umano, non solo quando si affronta la cura delle diverse patologie, ma anche in peculiari situazioni di sofferenza della persona, contraddistinte da un conflitto con il proprio corpo, come la disforia di genere e i disturbi alimentari. Il volume raccoglie gli atti del Convegno dal titolo “Sul corpo.
Tra silenzio e parola” che si è tenuto a Milano il 24 novembre 2023, ideato da Istituto Auxologico Italiano in collaborazione con l’Arcidiocesi di Milano.