L’Italia si configura come uno dei Paesi più longevi del mondo, tra l’altro con oltre sette milioni di persone con più di 75 anni. Per altro verso, però, ci sono forti ritardi nelle politiche che li riguardano, particolarmente nell’ambito della non autosufficienza. Sono ritardi legati in primo luogo alle carenze degli interventi di tipo domiciliare.
Allo stesso tempo, i servizi residenziali sono utilizzati da un numero molto ristretto dell’intera popolazione anziana. Qui finiscono di fatto le politiche di sostegno per questa popolazione, con una polarizzazione tra interventi pubblici molto ridotti rispetto a soluzioni sia di residenzialità, sia di prestazioni a domicilio e un’assistenza prevalentemente informale affidata alle famiglie. Questa polarizzazione asimmetrica non è nuova.
Il Covid l’ha resa più evidente nella drammaticità della malattia e delle morti che hanno colpito i più anziani ed è resa ancora più grave nei suoi effetti dalla fragilità della medicina territoriale e dai fallimenti di molti degli interventi di presa in carico laddove sono stati sperimentati. Da qui, da questa polarizzazione occorre ripartire, se si vogliono sciogliere i nodi che a tutt’oggi condizionano i tentativi di affrontare i problemi aperti…
Dalla Presentazione di Michele Colasanto
Presidente dell’IRCCS Istituto Auxologico Italiano