UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA SALUTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

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«Prendersi cura dei più fragili è un dovere di giustizia»

di Francesca Di Maolo - Presidente Istituto Serafico di Assisi
18 Settembre 2023

di Francesca Di Maolo
Presidente Istituto Serafico di Assisi

Siamo quasi pronti per l'Expo Aid 2023 di Rimini, che per due giorni sarà il palcoscenico di uno dei più grandi eventi italiani volti a coinvolgere il mondo del Terzo Settore e dell’associazionismo sul tema dei diritti delle persone con disabilità, della loro partecipazione alla vita sociale, politica e civile, della valorizzazione dei loro talenti e delle competenze. C'è davvero tanta attesa! Al Serafico, stando accanto alle persone con disabilità complessa e con disturbi del comportamento, ogni giorno ci chiediamo quanto valga un essere umano nella sua interezza e in qualunque circostanza; ed è la stessa domanda posta da papa Francesco nella lettera enciclica Fratelli tutti. È una domanda diretta, anche dura, per certi aspetti. E altrettanto semplice e chiara deve essere la risposta: sono le politiche sulla non autosufficienza e sui livelli essenziali di assistenza e delle prestazioni sociali che ci danno la misura di quanto ogni società abbia a cuore la dignità delle persone. In questi anni di crisi economica le esigenze di risparmio pubblico hanno avuto un forte impatto sulla qualità e sulla quantità degli interventi socio-sanitari in favore delle persone con disabilità. Per rispettare budget prefissati e capacità di spesa, il nostro Servizio sanitario nazionale è stato organizzato in base a prestazioni standard per rispondere a bisogni standard. Ma il pieno riconoscimento dei diritti dei più fragili richiede interventi personalizzati e prestazioni sanitarie accessibili anche a chi ha una disabilità grave e comportamentale, proprio per non far diventare la disabilità un fattore che rende la salute disuguale.

Al Serafico sappiamo che prendersi cura dei più fragili non è mai mera assistenza, non è solo un atto di carità, ma è prima di tutto una risposta di giustizia. Ecco perché l’appuntamento di Rimini rappresenta per il nostro Paese una grande opportunità: per ripensare totalmente e in maniera concreta alle politiche di inclusione e ai servizi alla persona con disabilità. E siamo certi che le istituzioni – quelle stesse istituzioni che, proponendo questa iniziativa, hanno deciso di riunire le tante realtà del Terzo settore che ben conoscono i bisogni dei più fragili – possano prendere spunto superando i vecchi limiti e tracciando nuove strade costellate da buone pratiche, sostenibili e innovative.

Se vogliamo che la dignità della persona non rimanga un concetto vuoto è necessario dare voce al Terzo settore, ponendolo come un pilastro essenziale dello Stato sociale; ma allo stesso tempo dobbiamo poter toccare con mano le tante espressioni di una società umana e fraterna che sappia non solo dare risposte ai bisogni primari di ogni persona, ma che possa davvero prendere per mano i più fragili aiutandoli a vivere una vita piena.

La strada da percorrere insieme è quella della fraternità, l’unica a poter garantire che l’uguaglianza e la libertà delle persone non siano parole vuote e a dare la risposta a quella domanda che ci poniamo ogni giorno: quanto vale la vita umana?

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