Un «patrimonio prezioso da difendere e adeguare»: così Sergio Mattarella ha definito il Servizio sanitario nazionale rivolgendosi lunedì a Torino ai presidenti delle Regioni e delle Province autonome di tutta Italia.
Un inciso breve ma del quale non deve sfuggire il peso, mentre il governo cerca con fatica di far quadrare i conti dello Stato e di assegnare quote di spesa pubblica ai diversi comparti, incalzato non solo dall’opposizione ma soprattutto dalle stringenti esigenze di bilancio.
A rimetterci si teme possano essere le prestazioni sanitarie: così si spiegano sia l’accalorato dibattito politico sia – e in modo specifico – le parole misurate del capo dello Stato. Il rilevante dettaglio è stato colto al volo, non a caso, dal presidente degli Ordini dei medici Filippo Anelli, che ha voluto subito esprimere a Mattarella il suo «grazie per la costante attenzione al tema della salute, un diritto costituzionale riconosciuto a tutti », e «per il sostegno e la fiducia nei medici e negli operatori sanitari che oggi vivono con grande disagio la loro professione».
Al valore universalistico del Servizio sanitario italiano ha fatto riferimento più volte anche il Papa: «Quando un Paese perde questa ricchezza che è la sanità pubblica – disse a Federsanità nel giugno 2022 – incomincia a fare distinzioni tra la popolazione; coloro che hanno accesso, che possono avere sanità, a pagamento, e coloro che sono senza servizio sanitario. Per questo è una ricchezza vostra, qui in Italia, la sanità pubblica: non perderla, per favore, non perderla!».
Più chiaro di così. (F.O.)