di ELISABETTA GRAMOLINI
La compassione come «strumento diagnostico insostituibile». Il sistema gratuito, universale, di «servizio al popolo», che cura tutti, anche i curanti. E infine, la fuga dei giovani dalle professioni sanitarie. All’udienza con i membri dell’Associazione otorinolaringologi ospedalieri italiani (Aooi) e della Federazione italiana medici pediatrici (Fimp), sabato scorso, papa Francesco ha descritto le difficoltà che colpiscono oggi la sanità in Italia, ma anche gli elementi preziosi da preservare.
I connotati della crisi nelle parole del Pontefice ci sono tutti: carenza di personale, carichi di lavoro ingestibili, la rinuncia alle cure per colpa delle attese. « È ancora bruciante – osserva Francesco – il ricordo della pandemia: senza la dedizione, il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, molte più vite sarebbero andate perdute». Ma a distanza di tre anni quei gesti esemplari appaiono sbiaditi pure secondo gli stessi operatori. « Il Papa è sempre attento ai bisogni di tutti, anche di chi si prende cura degli altri», commenta Teresa Calandra, presidente della Federazione nazionale degli ordini tecnici sanitari di radiologia medica e professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp). « La pandemia ha fatto emergere la fragilità dei sanitari causata dal contesto che incide sul rapporto con chi ha bisogno di noi. Dobbiamo fare i conti con quello che stiamo vivendo: la mancanza di personale e di valorizzazione che allontana i giovani dall’intraprendere la carriera». Anche il problema delle liste d’attesa, secondo Calandra, si spiega con i buchi negli organici: « Per fare le mammografie – osserva – servono i tecnici di radiologia che in base a una nostra analisi sono carenti del 18%». Per non parlare poi della riabilitazione, «fondamentale per una società che invecchia sempre di più, insufficiente quasi nel 60% dei casi».
Chi lamenta una scarsità drammatica sono gli infermieri. Negli ospedali, e non solo, ne mancano all’appello 65mila. Eppure anche il Pnrr punta su di loro per far funzionare la sanità territoriale. «Senza interventi risolutivi – critica Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) – che abbattano la carenza dilagante e riconoscano la professionalità e il merito di chi, come proprio il Papa ha detto in altre occasioni, è “chiamato ad assolvere un compito insostituibile di umanizzazione in una società distratta, che troppo spesso lascia ai margini le persone più deboli, interessandosi solo di chi ‘vale’, o risponde a criteri di efficienza o di guadagno”, l’Italia rischia di essere un Paese senza infermieri, oggi prima linea della risposta ai bisogni di assistenza, di cura e di salute di tutti i nostri cittadini». È il Papa stesso a mettere in guardia, a dire che questi fattori rischiano di abbassare il livello di qualità di vita per pazienti e curanti, fino a ledere «l’esercizio di quel diritto alla salute» sancito dalla Costituzione italiana, riconosciuto per tutti, specialmente per i più deboli, e parte del patrimonio della dottrina sociale della Chiesa. « La sanità pubblica italiana – ha ricordato Francesco – è fondata sui princìpi di universalità, equità, e solidarietà, che però oggi rischiano di non essere applicati».
Dal circolo vizioso, ormai innescato, secondo Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), si può uscire solo investendo risorse, puntando sulla sanità «come volano dell’economia e dell’occupazione – spiega –, e sui suoi professionisti, garanti di quel diritto alla salute che è dell’individuo, di ogni individuo, e soprattutto dei più fragili, della collettività ed è assicurato dal nostro Servizio sanitario nazionale». Per ultimo, il Papa ha lanciato un’esortazione: « Per favore, conservate questo sistema, che è un sistema popolare nel senso di servizio al popolo, e non cadete nell’idea forse troppo efficientista – alcuni dicono “moderna” –: soltanto la medicina pre-pagata o quella a pagamento, e poi nient’altro. No. Questo sistema va curato, va fatto crescere, perché è un sistema di servizio al popolo». Un invito accolto da tutti i rappresentanti dei professionisti sanitari che rivendicano la volontà a mantenere alta l’efficacia del loro lavoro, per poter restituire dignità e sollievo a ogni persona che soffre.