Due Giornate per tutti
Due Giornate in una settimana. Quella nazionale per la Vita – domenica 6 febbraio – e quella mondiale del Malato – venerdì 11 – sembrano legarsi l’una all’altra, unite da sempre nel calendario che le vuole la prima domenica di febbraio (quella italiana) e nella memoria della Vergine di Lourdes la seconda. La Vita è celebrata dalla Chiesa italiana da 44 anni, per un’iniziativa che nacque nel clima pesante attorno alla legge sull’aborto (maggio 1978) ma che sin dall’inizio volle essere una celebrazione del dono che è ogni vita umana. E se le radici sono nella promozione e tutela della vita nascente, ormai da tempo la Cei invita con i suoi Messaggi che accompagnano ogni edizione a riflettere sulla dignità della persona in tutte le età e condizioni dell’esistenza, sotto l’incalzare di insidie che la minacciano dall’alba al tramonto. Ormai longeva è anche la Giornata del malato, 'invenzione' di Giovanni Paolo II, che arriva al trentesimo anno, un arco di tempo nel quale la Chiesa ha indicato la centralità degli infermi rispetto ai quali medicina, ricerca e la stessa pastorale devono porsi in atteggiamento di servizio. A ben vedere, è lo stesso percorso seguito in questi tre decenni dalla medicina, che ha 'scoperto' il malato come soggetto di cura e non più solo destinatario di terapie. Vita e malattia: la Chiesa lancia la sua proposta a tutta la società. Perché resti umana. (èv)