La Giunta regionale della Sardegna ha approvato la deliberazione n. 38/15 del 16 luglio 2025, con cui recepisce le “Linee di indirizzo sulla interruzione volontaria di gravidanza con mifepristone e prostaglandine”, emanate dalla Direzione generale della Prevenzione Sanitari del Ministero della Salute e diffuse con la circolare del 12 agosto 2020, che hanno esteso la possibilità di aborto farmacologico, prevedendo la somministrazione del farmaco non solo in regime di ricovero in ospedale ma anche presso strutture ambulatoriali pubbliche adeguatamente attrezzate oppure in regime di day hospital o addirittura presso i consultori.
A tal fine, la deliberazione prevede l’istituzione di un tavolo tecnico per la predisposizione delle linee di indirizzo regionali per l’effettuazione di IVG farmacologica anche presso strutture ambulatoriali o consultori familiari pubblici adeguatamente attrezzati, funzionalmente collegati a una struttura ospedaliera ed autorizzati dalla Regione. Il tavolo tecnico avrà, inoltre, il compito di monitoraggio delle attività, di verifica di fattibilità ed eventuale adeguamento dei requisiti minimi e di accreditamento e di individuazione di una prestazione specifica da introdurre nel nomenclatore tariffario delle prestazioni specialistiche ambulatoriali, che includa tutto l’iter dalla somministrazione dei due farmaci, agli esami e alle visite di controllo, senza compartecipazione alla spesa. Inoltre, dovrà predisporre i contenuti formativi per la formazione del personale coinvolto.
Il tavolo tecnico sarà costituito da personale afferente ai Servizi della Direzione generale della Sanità coinvolti, a vario titolo, nel processo di organizzazione della nuova modalità erogativa della procedura e da ginecologi ospedalieri e territoriali.
Infine, la deliberazione prevede l’attivazione di uno o più progetti sperimentali, finalizzati alla esecuzione di IVG farmacologica in regime ambulatoriale presso alcuni consultori familiari e ambulatori, funzionalmente collegati con le strutture ospedaliere, compresa l’assunzione a domicilio del farmaco, attraverso la formalizzazione di protocolli tra le strutture individuate e le strutture ospedaliere di riferimento, al fine di poter definire specifici percorsi di tutela a favore delle donne.