UFFICIO NAZIONALE PER LA PASTORALE DELLA SALUTE
DELLA CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA

Seguici su SOUNDCLOUD

Le professioni della salute rilanciano l’appello del Papa perché l’Italia custodisca l’«insostituibile servizio» di un sistema gratuito e universale

Sanità popolare, tesoro affidato a tutti
23 Novembre 2023

di  ELISABETTA GRAMOLINI

La compassione come «strumento diagnostico insostituibile». Il sistema gratuito, universale, di «servizio al popolo», che cura tutti, anche i curanti. E infine, la fuga dei giovani dalle professioni sanitarie. All’udienza con i membri dell’Associazione otorinolaringologi ospedalieri italiani (Aooi) e della Federazione italiana medici pediatrici (Fimp), sabato scorso, papa Francesco ha descritto le difficoltà che colpiscono oggi la sanità in Italia, ma anche gli elementi preziosi da preservare.

I connotati della crisi nelle parole del Pontefice ci sono tutti: carenza di personale, carichi di lavoro ingestibili, la rinuncia alle cure per colpa delle attese. « È ancora bruciante – osserva Francesco – il ricordo della pandemia: senza la dedizione, il sacrificio e l’impegno degli operatori sanitari, molte più vite sarebbero andate perdute». Ma a distanza di tre anni quei gesti esemplari appaiono sbiaditi pure secondo gli stessi operatori. « Il Papa è sempre attento ai bisogni di tutti, anche di chi si prende cura degli altri», commenta Teresa Calandra, presidente della Federazione nazionale degli ordini tecnici sanitari di radiologia medica e professioni sanitarie tecniche della riabilitazione e della prevenzione (Fno Tsrm e Pstrp). « La pandemia ha fatto emergere la fragilità dei sanitari causata dal contesto che incide sul rapporto con chi ha bisogno di noi. Dobbiamo fare i conti con quello che stiamo vivendo: la mancanza di personale e di valorizzazione che allontana i giovani dall’intraprendere la carriera». Anche il problema delle liste d’attesa, secondo Calandra, si spiega con i buchi negli organici: « Per fare le mammografie – osserva – servono i tecnici di radiologia che in base a una nostra analisi sono carenti del 18%». Per non parlare poi della riabilitazione, «fondamentale per una società che invecchia sempre di più, insufficiente quasi nel 60% dei casi».

Chi lamenta una scarsità drammatica sono gli infermieri. Negli ospedali, e non solo, ne mancano all’appello 65mila. Eppure anche il Pnrr punta su di loro per far funzionare la sanità territoriale. «Senza interventi risolutivi – critica Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini delle professioni infermieristiche (Fnopi) – che abbattano la carenza dilagante e riconoscano la professionalità e il merito di chi, come proprio il Papa ha detto in altre occasioni, è “chiamato ad assolvere un compito insostituibile di umanizzazione in una società distratta, che troppo spesso lascia ai margini le persone più deboli, interessandosi solo di chi ‘vale’, o risponde a criteri di efficienza o di guadagno”, l’Italia rischia di essere un Paese senza infermieri, oggi prima linea della risposta ai bisogni di assistenza, di cura e di salute di tutti i nostri cittadini». È il Papa stesso a mettere in guardia, a dire che questi fattori rischiano di abbassare il livello di qualità di vita per pazienti e curanti, fino a ledere «l’esercizio di quel diritto alla salute» sancito dalla Costituzione italiana, riconosciuto per tutti, specialmente per i più deboli, e parte del patrimonio della dottrina sociale della Chiesa. « La sanità pubblica italiana – ha ricordato Francesco – è fondata sui princìpi di universalità, equità, e solidarietà, che però oggi rischiano di non essere applicati».

Dal circolo vizioso, ormai innescato, secondo Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), si può uscire solo investendo risorse, puntando sulla sanità «come volano dell’economia e dell’occupazione – spiega –, e sui suoi professionisti, garanti di quel diritto alla salute che è dell’individuo, di ogni individuo, e soprattutto dei più fragili, della collettività ed è assicurato dal nostro Servizio sanitario nazionale». Per ultimo, il Papa ha lanciato un’esortazione: « Per favore, conservate questo sistema, che è un sistema popolare nel senso di servizio al popolo, e non cadete nell’idea forse troppo efficientista – alcuni dicono “moderna” –: soltanto la medicina pre-pagata o quella a pagamento, e poi nient’altro. No. Questo sistema va curato, va fatto crescere, perché è un sistema di servizio al popolo». Un invito accolto da tutti i rappresentanti dei professionisti sanitari che rivendicano la volontà a mantenere alta l’efficacia del loro lavoro, per poter restituire dignità e sollievo a ogni persona che soffre.

Scarica l'Articolo di Avvenire