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Medici e infermieri «pellegrini di vita» da san Francesco

Le professioni sanitarie invitate dalla CEI alle celebrazioni di San Francesco
8 Ottobre 2022

di  ELISABETTA GRAMOLINI

Pellegrini fra i pellegrini, nella giornata di celebrazione di san Francesco d’Assisi. I rappresentanti delle professioni sanitarie hanno risposto all’invito del presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Matteo Zuppi, partecipando alla Messa nella Basilica di Assisi vestiti con camici bianchi e tute da lavoro. Proprio Zuppi nell’omelia li ha paragonati a lampade perché nelle giornate più buie, offuscate dal Covid e dalla solitudine, i sanitari hanno portato una luce alimentata dall’umanità e composta da gesti semplici: uno sguardo, una carezza, una parola. A loro il presidente della Cei e il Capo dello Stato, Sergio Mattarella hanno rivolto un grazie fraterno non solo per la dedizione professionale ma anche per la familiarità, per nulla scontata durante le prime ondate di contagi.

Per Filippo Anelli, presidente della Federazione degli Ordini dei medici, nella celebrazione di Assisi è stata rivalutata la figura del professionista sanitario, in passato troppo spesso classificato come 'tecnico' della salute, «uno al quale – spiega – era demandato il compito di risolvere la malattia, non di prendersi cura della persona». Nei momenti difficili, invece, i sanitari hanno testimoniato come alcuni valori siano nel loro Dna. «Hanno mostrato – dice Anelli – quanto la vita sia importante, quanto la violenza e la guerra ne vìolino la sacralità. La pace per noi è qualcosa

di concreto: ogni giorno i nostri atti non fanno altro che tutelare la vita. Mai faremo qualcosa contro la salute e la vita». Alle parole dei medici fanno eco quelle degli infermieri. «L’invito a partecipare è stato una gioia – commenta Barbara Mangiacavalli, presidente della Federazione degli Ordini delle professioni infermieristiche. Essere citati fra le persone che hanno combattuto contro il nemico invisibile del virus ha dato un senso etico a tutto il lavoro fatto». La presidente sottolinea un momento emozionante per la delegazione ad Assisi: «Quando è entrato, il cardinale Zuppi si è avvicinato ai nostri banchi e ci ha chiesto sorridendo se eravamo medici e infermieri. Si è fermato per conoscerci. Ci ha implicitamente ringraziato e restituito il senso del lavoro che abbiamo fatto in questi anni di pandemia». Sul senso di esercitare una professione così vicina al prossimo Mangiacavalli all’immagine di 'missione' preferisce quella di «'vocazione', che può essere anche laica. Senza la vocazione non si affronta una attività come la nostra. Gli infermieri toccano le persone, vivono l’intimità e si relazionano con l’altro, verso il quale c’è massimo rispetto. Non decidiamo chi assistere ma di assistere indipendentemente da tutto».

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